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Emissioni in atmosfera e contaminazione dei terreni

I limiti di emissione in atmosfera per un termovalorizzatore definiti dal D.Lgs. 133/05 sono compatibili con la qualità dei terreni circostanti?

Norme

I limiti di emissione in atmosfera attesi per un termovalorizzatore definiti dal D.Lgs. 133/05 (in attuazione della Direttiva 2000/76/CE), sono compatibili con la qualità dei terreni circostanti se questi ultimi sono a destinazione residenziale-agricola e soggetti ai limiti della Tabella 1A dell’Allegato 5 Parte IV del D.Lgs. 152/2006?

Le norme sono compatibili?

Considerando il rispetto della concentrazione dei contaminati in emissione entro le concentrazioni massime concesse dalla norma, è stata esaminata la possibilità di generare un superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nei terreni circostanti un termovalorizzatore: in altre parole è stato verificato, per il caso specifico, se le due norme sono incompatibili.

Il termovalorizzatore esaminato

Il termovalorizzatore ha un camino a ca. 30 m di altezza in area industriale con i seguenti parametri in emissione: Polveri totali (PST), Acido Cloridrico (HCl), Monossido di Carbonio (CO), Ossidi di Azoto (NO2), Ossidi di Zolfo (SO2), Sostanze Organiche Volatili (TOC), Mercurio (Hg), Cadmio e Tallio (Cd+Tl), Metalli (Sb+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+As), Policlorobifenili (PCB), Diossine e Furani (PCDD/PCDF), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), Acido fluoridrico (HF) ed  Ammoniaca (NH3). Tutti i parametri in emissioni sono stati esaminati. Per i parametri normati relativi alla qualità dei terreni (alcuni metalli pesanti, PCB, PCDD/PCDF ed IPA) sono state eseguite ulteriori simulazioni.

Sono state esaminate le registrazioni degli ultimi 5 anni della più vicina centralina meteorologica, per i parametri temperatura dell’aria (°C), umidità media (%), piovosità (mm), radiazione globale (kJ/mq), direzione del vento (gr.nord) e velocità del vento (m/s).

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Modello di dispersione

Mediante l’applicazione del modello di DIspersione MULtisorgente Atmosferica (DIMULA) elaborato da Cirillo e Cagnetti ENEA è stato possibile simulare le condizioni di dispersione in atmosfera e di ricaduta al suolo in diverse condizioni, anche combinate tra loro, short term, long term, diverse altezze di inversione termica e le interferenze del building downwash (“effetto edificio”) e le condizioni di “calma di vento” sono state modellate con l’algoritmo Cirillo-Poli. Sono state adottate le condizioni di massima ricaduta per l’area in esame, ovvero quelle con le massime concentrazioni, indipendentemente alla reale destinazione d’uso dell’area di ricaduta (residenziale o industriale): quindi sono state considerate le condizioni più conservative per l’ambiente, ovvero le condizioni “peggiori” per garantire, in via preliminare e preferenziale, un approccio di massima prudenza.

Esiti: emissioni in atmosfera e contaminazione dei terreni

Gli esiti dello studio hanno consentito di misurare il contributo orario delle ricadute al suolo dei contaminanti considerati e si sono assunte le seguenti semplificazioni ulteriormente conservative per l’ambiente (condizioni “peggiori”):

  • tutti gli effluenti ricaduti possono trasferirsi nei primi 20 cm del top-soil interamente senza ulteriori effetti di diluizione causati da umidità o altre interferenze;
  • per 100 anni le concentrazioni al camino siano persistenti e sempre con le concentrazioni pari al limite massimo autorizzato e previsto dal D.Lgs 133/05, senza considerare che le emissioni al camino sono generalmente pari al 70% di quanto autorizzato, per alcuni parametri anche meno e senza considerare fermi produzione, fermi impianti manutenzioni;
  • le massime concentrazioni ricadute al suolo siano persistenti su una specifica area, e non migrano con le condizioni meteorologiche, generando quindi altre “diluizioni”.

Dunque si è calcolato il flusso orario di ricaduta al suolo, considerandolo interamente “inglobato” nei primi 20 cm di terreno, trascurando le variazioni dell’area di massima ricaduta, le interferenze con effetti di diluizione e le periodiche sospensioni dell’attività di emissione per i cicli di manutenzione impianti. Il flusso orario è stato moltiplicato per un periodo di 100 anni per valutare quali parametri, tra quelli inclusi nell’elenco della Tabella 1A, Allegato 5 Parte IV del D.Lgs. 152/2006, possono superare i limiti di riferimento.

Gli esiti dello studio indicano che, dopo 100 anni di emissioni (continue e persistenti) le concentrazioni attese al suolo sono:

  • metalli pesanti: le concentrazioni al suolo sono inferiori ai limiti di legge di 3 ordini di grandezza;
  • policlorobifenili: le concentrazioni al suolo sono inferiori ai limiti di legge della metà;
  • diossine e furani: le concentrazioni al suolo sono inferiori ai limiti di legge di 4 ordini di grandezza;
  • idrocarburi policiclici aromatici: le concentrazioni al suolo sono inferiori ai limiti di legge di 4 ordini di grandezza.

In questo caso specifico le due norme non appaiono incompatibili, i risultati sono confortanti anche perché basati su ipotesi significativamente “peggiori” rispetto alla realtà, non considerando tra l’altro che le aree agricole, sebbene spesso equiparate alle aree residenziali, in realtà non hanno ancora uno status giuridico chiaro, poiché l’art. 241 del D.Lgs. 152/2006 rimanda alla adozione di uno specifico regolamento, mai arrivato e certamente complesso:  se le aree dove sono svolte le attuali pratiche agricole dovessero rispettare i limiti residenziali della Tabella 1A Allegato 5 Titolo V,  Parte IV del D.Lgs. 152/2006, è possibile prevedere che pochi ettari di terreno in Italia sarebbero “a norma”.

CM

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    Nota sulla Rivista Chimica Ambiente del 30 ottobre 2013

    Download (ChimicaAmbiente_set-ott_2013.pdf, Sconosciuto)

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